La pala eolica e la carota

I mille risvolti della tecnologia permeano ormai l’esistenza di ciascuno di noi, che ogni giorno utilizziamo e impieghiamo oggetti derivanti da scoperte scientifiche. La proliferazione della tecnologia scientifica, con le sue tante applicazioni quotidiane, ha quindi fatto sì che aumentasse in maniera esponenziale l’interazione fra macchine e persone, con queste ultime che sono in grado, se non di modificare il dispositivo, per lo meno di adattare la sua funzione alla propria vita. Oppure anche a quella degli altri, se consideriamo la tecnologica atta a generare e distribuire l’energia. A tal proposito oggi vorrei soffermarmi sul curioso caso “tecnologico-morale” delle pale eoliche.
Questi giganti buoni, capaci di generare corrente elettrica dall’energia del vento, sono sempre più frequenti nel nostro territorio, a vantaggio di uno sviluppo sostenibile e rispettoso del pianeta. Per dirla tutta, l’Italia è fra le nazioni europee meno battute da venti adeguati per la generazione elettrica, e di conseguenza il costo dell’energia prodotta da fonte eolica è maggiore rispetto a quello francese o inglese. A livello di convenienza fanno eccezione poche regioni, come la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Emblematico il caso di quest’ultima: a discapito dei benefici che l’eolico può portare alla popolazione, sembra ormai essere insita nella comunità locale una sorta di avversione nei confronti di questa tecnologia, rea non solo di deturpare il paesaggio, ma anche di attirare pericolose speculazioni politiche ed economiche. E così, a seguito delle indagini sulla eco-mafia e sui presunti sporchi affari perpetuati da qualche politico, la nostra beata classe dirigente regionale ha ben deciso di prendere le distanze dal “marciume eolico”. Dai presunti colpevoli, direte voi.
Non sia mai.
A finire sul banco degli imputati non è stato chi utilizza la tecnologia, ovvero l’uomo, bensì la tecnologia stessa. E così i nostri politici, nelle vesti di (finti) ambientalisti, hanno dichiarato guerra ad ogni tipo di edificazione di parco eolico, affermando che le pale deturpano lo splendido paesaggio che Madre Natura ci ha regalato, mentre nel contempo gli eco-mostri edilizi, grazie a qualche piccolo condono, riescono sempre a cavarsela. Il risultato è il blocco di qualunque impianto eolico off-shore e un’assoluta severità nella valutazione di nuovi possibili parchi eolici a terra. Di conseguenza, le comunità locali sono state le prime ad essere contagiate da questa sorta di “diffidenza tecnologica”, erigendo le pale eoliche come nemiche e irrispettose dell’ambiente dove la popolazione risiede.
Peccato che tutti stiano sbagliando il reale bersaglio delle accuse, che non è la tecnologia o la scienza, che sono di per sé neutre, ma colui che le utilizza, e cioè l’uomo stesso.  In realtà l’argomento non è poi così semplice: la paura della tecnologia e dell’innovazione scientifica ha radici ben profonde. Il terrore che la macchina sfugga al controllo del suo creatore è ben visibile in vari campi: dal mythos ebraico (il Golem), alla letteratura ottocentesca (Frankestein), fino ad arrivare a movimenti politici ben precisi, come il luddismo, che vedevano nelle macchine il vero nemico dell’umanità. Il rapporto scienza – conoscenza e la paura dell’ignoto spingono le persone a preoccuparsi di ciò che rappresenta la variabile più difficilmente decifrabile: la mente umana.
Ad ogni modo il timore di cui ho appena accennato è ben radicato nella società umana e di certo non possiamo aspettarci un repentino cambio di mentalità. Spetta a ognuno di noi riflettere sulla reale natura della scienza e sul rapporto fra tecnologia, innovazione e uomo. E spetta alla comunicazione far comprendere in maniera chiara la neutralità della scienza nella sua essenza, senza quei picchi di presunzione nei quali a volte gli scienziati cadono. Questo perché la scienza, essendo prima di tutto curiosità, osservazione e voglia di capire il mondo, non appartiene ad una casta ristretta e può essere comunicata a livelli diversi ma sempre efficaci. A tal proposito mi sovviene un discorso simile che tempo fa feci con un vecchio. Partimmo col parlare delle pale eoliche e la finimmo a discutere sulla scienza. Dopo ore di ragionamenti su miti, paure e letteratura, lui, esausto, mi fermò e mi disse:
“Sai che ti dico? Le pale eoliche… La scienza… E’ tutto come una carota!”
“Una carota?” risposi io.
“Certamente! La carota o te la do da mangiare, e ti faccio vivere, oppure te la pianto in gola. E ti soffoco . Ma sono io che ti uccido, mica la carota!”
Il vecchio aveva capito tutto.
Lunga vita al vecchio.
Lunga vita alle pale eoliche.

Gianluca Carta

(11/06/2010)