Le troviamo nei concimi agricoli, nelle creme dermatologiche e perfino negli alimenti per gli animali. Durante un rilassante bagno estivo possono risultare fastidiose, ma saranno presto in grado di fornirci una gran quantità di energia. Di cosa stiamo parlando? Semplicemente delle alghe. Potrebbero essere infatti loro le protagoniste assolute delle prossime novità in fatto di energie rinnovabili. Il meccanismo è semplice e naturale: utilizzando la luce del sole e l’anidride carbonica le alghe sono in grado di produrre sottoprodotti oleici che possono essere quindi impiegati per la produzione di biodiesel o come combustile per grandi motori. Non solo quindi si assicura un’ottima resa energetica, ma in più vi è la possibilità di convogliare l’anidride carbonica derivante da altri processi antropici direttamente nel fotobioreattore, ovvero il contenitore dentro il quale crescono le alghe. Recenti studi su particolari specie di microalghe, con contenuti di olio superiori al 50%, hanno dimostrato che basterebbero solo 28.000 Km2 del territorio statunitense per produrre il biodiesel necessario a soddisfare tutta la richiesta derivante dal mondo dell’autotrazione del paese americano. Di contro, come spesso accade in fatto di novità scientifiche, gli elevati costi di costruzione e manutenzione degli impianti. Ciò non ha comunque impedito ai centri di ricerca e alle amministrazioni del nostro paese di puntare decisamente su questa nuova tecnologia. Ed è così che a Venezia sono stati stanziati 190 milioni di euro per realizzare il primo impianto in Italia che produrrà energia dalle alghe. L’installazione avrà una potenza di 40Mw, ovvero circa un terzo della centrale Enel di Porto Marghera, e soddisferà la richiesta di energia per la metà degli abitanti del centro storico. Da sottolineare anche i risultati raggiunti nella nostra Sardegna: l’azienda Biomedial Tissues, con sede operativa a Sardegna Ricerche, ha infatti depositato, alla fine del 2008, un brevetto nazionale che prevede la produzione di energia dalle alghe grazie all’anidride carbonica. Un nuovo, piccolo ma importante passo verso un energia più pulita.
Gianluca Carta
Laboratorio Scienza
(20/01/2010)