Ritorno sulla Luna: ci sono anche Cina e India

Quello che fino a quarant’anni fa sembrava impossibile adesso è realtà: Cina e India sono pronte e conquistare la Luna. E’ dello scorso gennaio la notizia del primo lancio dello shuttle indiano, Chandrayaan-1, passo iniziale di una missione che porterà astronauti indiani sul satellite terrestre. Anche la Cina non sta alla finestra, ed è pronta a sviluppare un piano per poter piantare la propria bandiera sul suolo lunare il prima possibile. Forti dei grandi progressi tecnologici, le due superpotenze asiatiche lanciano così una vera e propria sfida agli Stati Uniti e alla NASA, che già da diversi anni porta avanti un progetto per riportare l’uomo sulla Luna entro il 2020. Un progetto che però dà sempre più adito a dibattiti e discussioni tra la comunità scientifica, con gli studiosi divisi fra coloro che rivendicano l’interesse scientifico della missione e coloro che invece la bollano come un “gioco che non vale la candela”. “La nostra idea sulla formazione e sull’evoluzione del Sistema Solare è stata riscritta dopo la missione Apollo”, ha affermato il geologo Paul Spudis dell’Istituto Lunare e Planetario di Houston, in Texas. Un’affermazione che, ponendo l’accento sull’interesse scientifico scaturito dalle analisi dei campioni lunari prelevati dal 1969 al 1972, mira a legittimare la nuova missione NASA. L’obiettivo dell’ente spaziale americano è dunque quello di avere conferma delle tesi già elaborate e di poter prelevare nuovi campioni specifici, forti delle tecnologie e delle competenza acquisite nel corso dei decenni.
Gli entusiasmi della NASA devono però fare i conti con le strategie economiche del Presidente Obama, che ha esplicitamente chiesto all’agenzia spaziale di rivedere i propri piani in accordo con la diminuzione di budget prevista. Plaudono a tale scelta i contrari alla missione lunare, dubbiosi sulla necessità scientifica di tornare sulla Luna e convinti che sia meglio destinare soldi pubblici alla risoluzione dei già tanti problemi presenti sul nostro pianeta.
Un pizzico di delusione per le scelte di Obama traspare invece dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), che mirava ad accodarsi al progetto americano, forte della pianificazione di una missione robotica per il ritorno sulla Luna esclusivamente made in Italy.
Così, mentre l’Occidente affronta un dibattito economico e tecnologico sulla nuova missione lunare, Cina e India proseguono senza indugi sulla loro strada. Dal punto di vista tecnologico la sfida con gli Stati Uniti sembra persa, ma i due paesi asiatici possiedono un’arma in più: l’ambizione nazionale. Potrebbe essere ancora una volta quest’ultima la chiave di successo per un prossimo ritorno dell’uomo sulla Luna.

Gianluca Carta

(8/10/2010)